Il bello e il brutto dei contest
Gli italiani hanno un retaggio notevole e qualche tributo da pagare, nel bene e nel male, al Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Ma non siamo certo gli unici a mettere in gara la forma d’arte più diffusa; basti pensare al Festival Internacional de la Canción de Viña del Mar, per dirne uno, ma il Grammy Award è sicuramente il premio più ambito da chi fa musica dall’altra parte dell’Oceano. Un po’ il corrispettivo degli Oscar per il cinema. Insomma, che l’arte diventi una gara non è una novità.
Contest di qua, contest di là
E’ per questo che vengono organizzati sovente, forse troppo, concorsi canori e strumentali che sperano di aggregare artisti creando un certo interesse da parte di chi gareggia e di chi preferisce essere spettatore. Quando va bene, raramente, si riesce anche ad attirare l’attenzione e – addirittura! – la partecipazione di “professionisti del settore”. Questo è un luogo dove gli sponsor cercano di promuovere il proprio brand, gli artisti cercano una vetrina e qualche soldino riesce pure a girare. Di questi tempi, con l’aiuto dei social e in generale di Internet, i contest sono ormai ovunque e stanno saturando gli spazi promozionali e le piattaforme degli artisti. Pochi, ammettiamolo, sono davvero validi. Vale quindi la pena buttarsi a capofitto in uno (o più) situazioni del genere?
Perché no
Come dicevamo, il grosso numero di attività anche piccole (radio online, etichette, ecc.) spesso organizzano questi contest perché sperano di lucrare sulle spalle dell’artista stesso. Sebbene non sia affatto una pratica illegale, non aiuta in alcun modo il cantante, musicista o la band a mostrare il proprio valore. Questo perché sono gli artisti stessi a fare da partecipanti, da indotto economico e pure da pubblico. Non si esce da lì. Non mi sento di parlare troppo in generale, ci sono anche concorsi validi, ben organizzati e che offrono realmente una vetrina, ma posso dire con un ragionevole margine di errore che la maggior parte non ha queste caratteristiche. Quindi si perde tempo, soldi e sogni appresso a qualcosa che non porta nulla in termini di promozione, men che mai nulla a livello finanziario.
Perché si
Come tutti i luoghi e le situazioni di aggregazione, un contest porta con sé anche qualche zona meno in ombra, tanto per contraddire la mia ultima affermazione. Sì perché confrontarsi con altri musicisti, anche molto diversi, può rappresentare un’occasione di condivisione e di stimolo per crescere ed aumentare le proprie capacità artistiche. Questa cosa non va mai sottovalutata, perché – come ho già detto in altri articoli – un bravo creativo sa cogliere spunti dalle persone che incontra e sa approfittare delle influenze che possono contaminare la propria fantasia, rendendo più ricche le proprie opere. Si possono inoltre stringere solide amicizie, ma anche fruttuose collaborazioni. Insomma, in linea di massima vale il motto di buttarsi sempre nelle situazioni della vita. Magari potremmo scoprire i punti di forza di una nostra canzone o renderci conto se un altro brano ha meno capacità comunicative.
Concludendo
Come al solito regna il buon senso. Ci sono situazioni “ben frequentate” che vale la pena scoprire, ed altre che partono già male dal mattino. Leggete il regolamento sempre, in genere è un ottimo indice del livello della gara e dei suoi partecipanti. Non lasciatevi incantare dalle promesse di quello che rappresenta il premio per i vincitori. Qui l’importante è davvero partecipare, perché significa confrontarsi e stringere legami. In un mondo ideale, l’arte non dovrebbe gareggiare. Ma siamo qui, facciamo un bel respiro e mettiamocela tutta.
Concordo su tutto. Un’analisi che da anni cerco, e cerchiamo col mio staff, di spiegare agli artisti in genere e soprattutto a coloro che arrivano alla “Classica 3 Giorni” del Premio di cui sono fondatore e produttore. C’è chi recepisce e chi no. A volte ci troviamo di fronte a meri karaokisti che si mescolano a veri artisti. I primi sono presuntuosi e si comportano, per la maggior parte dei casi perchè ci sono delle favolose eccezioni, come se fossero già arrivati non rendendosi conto che non hanno manco fatto il primo gradino di una scala lunga e tortuosa. Stessa percentuale ma al contrario quando ci troviamo di fronte a veri artisti. Li vedi assennati, curiosi di capire e imparare ma soprattutto di socializzare per un sano confronto e spirito di partecipazione. Non vengono mai con la presunzione di vincere bensì di imparare e mettere in cascina nuove esperienze. Se poi arriva anche un riconoscimento tanto di guadagnato. Prova ne è che diversi artisti tornano al Premio per la seconda volta e qualcuno anche per la terza. Segno che abbiamo dato qualcosa di positivo.
Per cui concordo assolutamente con questa analisi sperando che vi siano sempre più spesso articoli come questo. Grazie.
Maurizio
Sono d accordo soprattutto sul discorso di gareggiare, purtroppo fa parte del gioco! Anche se sarebbe bellissimo parlare di esibizioni, anziché di gare, aiuterebbe ad un sincero confronto, che tante volte non è possibile perché ci siguarda come rivali e non come artisti che esprimono l amore verso la musica al sol fine di dare qualcosa di sé in onore del interpretazione e del talento.
Dai vostri commenti vorrei estrapolare due frasi che sintetizzano un po’ tutto: “quando ci troviamo di fronte a veri artisti. Li vedi assennati, curiosi di capire e imparare ma soprattutto di socializzare per un sano confronto e spirito di partecipazione”, dice Maurizio, mentre Angela, tu dici ” sarebbe bellissimo parlare di esibizioni, anziché di gare, aiuterebbe ad un sincero confronto”. Finché c’è qualcuno che si esprime in questi termini, anche se sembra tutto andare così male come da più di un decennio a questa parte, la musica rimarrà sempre un luogo solido, pronto a rinascere e ad ospitare gli artisti che daranno nuovi significati alla cultura del futuro.